Stefano Cappellini
Lite Renzi-Letta, l’inutile dileggio del predecessore non porta “avanti”
la Repubblica, 13 luglio 2017
CANCELLARE il passato non è mai possibile né è bene edulcorarlo, ma
un libro che ha per titolo “Avanti”, come quello di Matteo Renzi, avrebbe
forse potuto risparmiare sui flashback. Soprattutto se la rievocazione
del passato non serve ad armare la critica, sempre legittima, bensì a
scivolare nel dileggio. Renzi scrittore ha ritenuto invece necessario,
nell’ordine: definire l’esecutivo Letta come “immobile”; deplorare che,
sostituito da Renzi medesimo a Palazzo Chigi, Letta abbia “messo il
broncio”; chiosare che il broncio è una furbata, “perché in Italia le
carriere si costruiscono sul vittimismo”; non ultimo, ricordare che
alle primarie Pd del 2007 “Letta aveva solo l’11%, meno di Civati”
(e alle elezioni del consiglio d’istituto, quanto?). In compenso, Renzi tiene
a precisare che il famigerato “Enrico, stai sereno” era sincero.
Evidentemente, se all’epoca si sentiva di rassicurare il compagno
di partito, era solo perché non aveva ancora compreso quanto
disastroso fosse il governo Letta. C’è, in questa furia con la quale
Renzi spesso sbriga le controversie interne, una costanza degna
di miglior causa. Letta non è certo un fan dell’ex sindaco di
Firenze, eppure si è segnalato in questi anni per la misura dei suoi
interventi. Non è stato ricambiato. Talvolta viene da pensare che a Renzi,
più che le alleanze, stiano in uggia le relazioni. Ma, per un leader di
partito, non è un problema di galateo. È un problema politico.