Il diritto di uccidere

Guido Melis

A me non sarebbe potuto capitare perché non amo le armi. Però ho dovuto da poco trasferire da casa di mio padre al mio studio un vecchio fucile da caccia primo novecento che papà mi ha lasciato in eredità e che era di nonno. Un cimelio. Bene. Vado in questura e compilo tre moduli. Poi mi mandano da un medico che mi rilascia un certificato che non sono pazzo (e io gli rilascio 30 euro). Poi mi mandano un ispettore a casa di mamma, domicilio del fucile, che lo prende in consegna e con regolare ricevuta lo deposita poi nell’ armeria della questura. Passa una settimana. Poi mi dicono che la pratica è risolta. Vado a ritirare il fucile. Firmo un altro modulo in cui mi impegno di portarlo scarico nel mio studio e di non farlo mai uscire da lì. Sono in possesso di apposito documento timbrato che mi autorizza a detenerlo in quel sito. Non ho porto d’armi: è giusto così. Mi accompagna sino alla mia auto un gentile agente. Sì accerta che lo metta nel bagagliaio. Mi saluta. Ora è nel fodero, conservato nel mio studio.Ora,io sono un buon cittadino, ho la fedina penale immacolata. Sono persino stato deputato della Repubblica. Le regole sono regole e mi pare giusto stare attenti a chi possiede armi.Mi domando però come mai a me tanti controlli e questo sceriffo, lo chiamavano proprio così (a me solo da bambino,che avevo pure la stella), questo signore se ne andava in giro come Tex Willer a svolgere controlli nel suo paese, sostituendosi a carabinieri e polizia di Stato. Quale titolo aveva per farlo? Era, mi si dice un ex commissario. Embè? Ex vuol dire che non lo era più. Anche io sono ex professore, ma se pretendo di interrogare e dare voti mi mandano a quel paese come uno squinternato. Insomma, io a gente così non darei in mano neanche il fucile di nonno,che chissà se spara ancora. E questo giustiziere della notte ha ucciso un uomo. Un uomo,capite?

L’inquietante sceriffo
Giovanni Carpinelli

Il potere di uccidere ha qualcosa di esaltante. Anche l’idea di poter eliminare dalla faccia della terra le vite “indegne di essere vissute” deve trasmettere un sentimento di potenza assoluta a chi uccidendo come per capriccio ritiene di esercitare un diritto. Altro che sovranismo. Qui siamo alla sovranità dell’individuo e al disprezzo assoluto dell’altro visto come essere superfluo e dannoso. Dal punto di vista della civiltà la comparsa dello Stato rappresenta un indubbio passo avanti. Il potere di uccidere passa dal singolo a una terza figura che rappresenta una autorità superiore. Un altro passo avanti è dato dall’istituzione del diritto che pone dei limiti all’onnipotenza dei singoli. Poi la legge può ridare spazio alla barbarie, come avviene in un contesto di guerra. Sempre la legge può autorizzare in tempo di pace l’esercizio arbitrario della violenza nei confronti di cittadini collocati su un piano di inferiorità. Allora l’estremo rimedio consiste nel porre l’eguaglianza dei cittadini alla base dell’ordinamento giuridico. A cosa servono le garanzie. A questo, ad assicurare il diritto del singolo alla vita contro l’esercizio arbitrario della violenza.

Veniamo ora all’attualità italiana. E mettiamo che io voglia potermi sbarazzare di qualcuno senza incorrere nei fastidi della legge. Il problema diventa come alterare i fatti. Sì, è vero, ho sparato al barbone marocchino che mi disturbava. Ma avevo le mie buone ragioni. Il marocchino mi ha aggredito. Voi dite che non era armato? Sarà, ma la mia percezione è diversa. Voleva aggredirmi e lo ha fatto. Mi ha buttato per terra. Qualcuno allora mi ha visto prendere la pistola e prendere la mira per poi sparare. Un colpo è bastato. Ma le cose, a mio parere, non stanno proprio così. Io non volevo uccidere. Ho sparato nel vuoto. Voi dite che il colpo è andato a segno? Allora il caso ha voluto che il proiettile prendesse una certa direzione. Il caso, non io. Ho ucciso contro la mia volontà. Un omicidio preterintenzionale, come si dice. Forse questa versione dei fatti non passa, è poco credibile. Esiste pur sempre la legittima difesa. Ecco, ho sparato per legittima difesa, anche se non volevo uccidere. Ecco, eccesso di legittima difesa. Badate bene. Io non dico che lo Stato non esiste, o che la legge non esiste. Dico che lo Stato è con me, che la legge è con me. Se mi assolvono, è fatta. Non conta più stabilire chi ha fatto cosa. Basta cambiare la legge.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.